Informativa

Cirillo Miriani

Cirillo Miriani

sindrome occluso posturale

Inizio questo articolo senza voler favorire e ne tantomeno sposare tesi che sostengono l’ATM fonte di scoliosi o il contrario cioè che l’ATM nulla ha a che fare con il decorso di una scoliosi sia essa di natura funzionale o strutturale, ma mettere in evidenza alcune impressioni sull’argomento e conseguentemente cercare di trarne qualche conclusione che possa farci riflettere sul da farsi.

La citazione: Siamo costretti a riconoscere che l’occlusione dentale non è l’obbiettivo più importante delle nostre ricerche. Visto che molti di questi problemi derivano maggiormente da una tonicità abnorme dei muscoli interessati, si deve pensare che l’occlusione sia qualcosa di più di una relazione dente a dente.

Vediamo che una cattiva relazione tra le mascelle si ripercuote sull’intero sistema neuromuscolare interessato nelle varie funzioni statiche e attive delle strutture della testa, del collo e delle spalle dei pazienti.

Occlusione significa ora relazioni di tutte le parti dell’apparato dentale: mascelle, muscoli, articolazioni e tutte le strutture circostanti, non solo i denti.

Bisogna prendere in considerazione il rapporto dell’apparato dentale con ciò che lo circonda e studiare ulteriormente le funzioni delle varie parti.

La relazione delle strutture è naturalmente, un concetto strutturale e, dal momento che postura ed equilibrio sono di norma ortopedica è stato scelto il termine “ortopedia orale” per descrivere l’intera disciplina.

  • Da Myron E. Lieb, “Oral Ortopedics,” in Clinical Manegement of Head, Neck and TMJ Pain and Dysfuction, ed Harold Gelb ( Philadelpia: W.B. Saunders Co. 1977).

1° Tesi: Molti sostengono che una malocclusione può causare sbilanciamento dei muscoli masticatori, che a loro volta disturbano l’apparato stomatognatico e alterano la postura, provocando infine dolore alla parte inferiore della schiena nonché scoliosi di tipo funzionali che a lungo andare possono trasformarsi in vere e proprie scoliosi strutturali.

2° Tesi: Molti sostengono il contrario, ossia che un disturbo posturale con meccanica di tipo ascendente possa influenzare l’equilibrio della catena cinetica, fino a compromettere l’apparato stomatognatico e generare a lungo andare una malocclusione.

3° Tesi: Molti sostengono che risulta imprevedibile quanto impossibile che una disfunzione dell’ATM o una malocclusione possa interagire sulle catene cinetiche inferiori per un meccanismo di tipo discendente, in quanto la caratterizzazione di un bambino a predisposizione disfunzionale, parte sempre e comunque dal basso verso l’alto, per un concetto semplice ed elementare, le maggiori evidenze scoliotiche nei bambini si evidenziano nei primi anni di vita, ed esattamente subito dopo avere imparato a camminare.

Molti sostengono…., chi meno chi più ha le sue ragioni, e tutti con ricerche scientifiche effettuate, a questo punto chi a ragione su chi? e perché? 

Ebbene dire che queste tesi sposano anche un discorso economico-commerciale, per quante sono le figure che ruotano intorno a questo argomento, sarebbe bene considerarlo e magari realizzare un buona ricerca scientifica sugli aspetti economici legati alla Postura da malocclusione e Disfunzione dell’ATM.

Torniamo un po’ alla citazione “Vediamo che una cattiva relazione tra le mascelle si ripercuote sull’intero sistema neuromuscolare interessato nelle varie funzioni statiche e dinamiche delle strutture della testa, del collo e delle spalle dei pazienti.”, in questo passo notiamo come si sia specificato nel particolare le strutture che entrano in gioco, ma ancor di più si specifica nella citazione “dal momento che postura ed equilibrio sono di norma ortopedica è stato scelto il termine ortopedia orale”, anche in questo caso si tende a mantenere un profilo molto specialistico della materia e cioè: ortopedia orale, tutto questo per evitare speculazioni sul tema.

Quale sarà la spiegazione di tale specifica?

Cerchiamo di dare una risposta semplice: la testa, la colonna cervicale, la mandibola, l’osso ioide, e il cingolo scapolare con i loro muscoli e le loro articolazioni formano una catena cinetica chiusa, di conseguenza tutto ciò che avviene in questo settore del nostro corpo, inizia e finisce in quel settore, disfunzioni, intrappolamenti, rotazioni e contrazioni devono per forza di cosa ripercuotersi l’uno su l’altro senza possibilità di propagarsi all’intero sistema scheletrico, infatti il solo movimento masticatorio se non fosse a catena cinetica chiusa si riverserebbe in maniera distruttiva su tutto l’apparato locomotore, è per questo motivo che anche quando ci troviamo di fronte a gravi problematiche di questo apparato, spessissimo non ritroviamo lesioni in altre parti del corpo, infatti nel complesso schema della masticazione i muscoli coinvolti sono in continuo scompenso, vuoi per malocclusioni, vuoi per disfunzione degli pterigoidei, dei muscoli ioidei, del recettore paradontale, etc, etc.

Tutto questo crea la necessità di equilibrare in maniera ottimale le risposte del gruppo muscolare del tratto cervicale posteriore, uno squilibrio mandibolare da destra a sinistra crea in primis un meccanismo di scompenso nella testa che a sua volta non essendo più bilanciata va a stimolare i propriocettori dell’equilibrio, intanto  il riflesso labirintico innervato dall’ 8° nervo cranico, potrebbe essere influenzato e aggravare la posizione di sbilanciamento del capo generando disturbi all’intera catena cinetica chiusa dei muscoli cervicali, che a loro volta iniziano a trazionare sull’occipite creando delle lesioni craniali, ma il tutto sempre ben racchiuso nella stessa catena cinetica chiusa del complesso testa-collo, e tutte le disfunzioni e le lesioni che si instaureranno rimarranno comunque confinate in tali aree, fino a risoluzione attraverso normalizzazione.

A quanto sopra detto bisogna premettere che essendo noi soggetti altamente compensati per natura, e normalmente collegati e funzionali all’unisolo con tutti gli apparati, è normale che si possa attribuire qualsiasi scompenso a cause che nulla hanno a che fare con tale problema, è anche vero che si possono instaurare invece, meccaniche di tipo ascendente che vanno a modificare l’assetto dell’ATM e creare disfunzioni cranio-mandibolare che possono portare lesioni in tali strutture.

Per cui quando l’apparato stomatognatico viene considerato nel suo aspetto più ampio, come è stato fatto da Shore, vengono interessate tutte le strutture dal cingolo scapolare in su, nella maggior parte dei casi di squilibrio, solo una parte avrà bisogno di essere corretta per poter riportare in equilibro l’intero apparato, la chiave sta nell’individuare da parte dell’osteopata la lesione primaria nella prima fase dell’esame, senza andare a cercare collegamenti almeno inizialmente, che non condizionano l’apparato stesso, di conseguenza eseguire normalizzazioni lontano dalla lesione possono potenzialmente creare dei compensi ancora maggiori andando a sbilanciare apparati che nulla hanno a che fare con la disfunzione in  essere.

Infine non dimentichiamoci che le lesioni dell’ apparato cranio-stomatognatico, sono di per se già tante, tra le quali:

Discinesie facciali, Asimmetria facciale, Otalgia, Scarso equilibrio, Sintomi respiratori, Alta o bassa pressione del sangue, Visone offuscata, Lacrimazione , Sincinesia facciale, Disturbi della fonazione, Diplopia, Squilibrio dei muscoli masticatori, Tic facciali, Ronzii, Cefalea , Bocca asciutta, Disturbi endocrini, Dolore ATM, Serramento, Cadute denti, Parodontite, Bruxismo, Schiocchi o click della mandibola, Disagi nella masticazione e l’elenco non è esaustivo, per cui prima di associare a tutto ciò altre lesioni sarà meglio fare un buon esame del tratto cranio-cervicale, infatti disturbi a carico del rachide cervicale dovrebbero essere strettamente associati all’apparato stomatognatico, dato che come abbiamo già detto alcuni muscoli posturali sostengono la colonna cervicale, ciò si manifesta con ricorrenti sublussazioni o fissazioni cervicali, quando si osserva una cifosi cervicale ai raggi X, è quasi sempre secondaria a squilibri dei muscoli posturali dell’apparato stomatognatico.

Oltremodo è sempre consigliabile lavorare in sintonia con un medico ortopedico e un medico dentista.

E’ giusto e sacrosanto rispettare le posizioni di tutti sull’argomento e sono consapevole che a ragione o a torto ognuno deve agire secondo le proprie convinzioni, come tante altre volte ho già ribadito, la collaborazione e la condivisione è fonte primaria di conoscenza, invito sempre i colleghi osteopati che hanno avuto esperienze in tal senso a farci partecipi del loro sapere ed accrescere in noi tutti, le modalità di intervento su tali problematiche. 

 Equilibrio

L'incapacità di mantenersi in equilibrio su una sola gamba per oltre 20 secondi si associa a un rischio aumentato di deficit cognitivo e danno microangiopatico cerebrale in persone altrimenti sane e asintomatiche. È quanto conclude uno studio pubblicato su Stroke e coordinato daYasuharu Tabara, professore associato presso il Centro di medicina genomica all'università di Medicina di Kyoto in Giappone. «I nostri risultati suggeriscono che la capacità di stare in equilibrio su una gamba è un test importante per la salute del cervello» spiega l'autore dell'articolo, che assieme ai colleghi ha valutato 841 donne e 546 uomini di età media 67 anni, chiedendo loro di stare in piedi su una sola gamba a occhi aperti per un tempo massimo di sessanta secondi. «Il test veniva eseguito due volte, e il miglior tempo veniva usato per l'analisi statistica» riprende il ricercatore, che ha incrociato i dati con quelli della risonanza magnetica cerebrale usata per valutare la presenza di malattia dei piccoli vasi a livello encefalico. E i dati raccolti parlano chiaro: l'incapacità di stare in bilico su una gamba sola per più di 20 secondi si associa a un aumento delle probabilità di avere microinfarti cerebrali e microsanguinamenti senza peraltro alcun sintomo clinico. Per dirla in numeri, il 34,5% dei partecipanti che alla risonanza aveva due o più lesioni cerebrali microvascolari asintomatiche era incapace di bilanciarsi su una gamba per più di una ventina di secondi, e aveva anche punteggi cognitivi più bassi. «Sebbene studi precedenti abbiano già esaminato il legame tra andatura e rischio di ictus, questo è il primo che usa un semplice test dell'equilibrio come indicazione di salute cerebrale» osserva Tabara, sottolineando che la frequenza di malattia dei piccoli vasi cerebrali in genere aumenta con l'età, e che la perdita di coordinazione motoria sembra essere un utile esame per valutarne la presenza e le future probabilità di deterioramento cognitivo, anche in assenza di sintomi. «Se il test dell'equilibrio è positivo forse il paziente è a rischio di ictus, e dovrebbe essere sottoposto a ulteriori accertamenti» conclude l'autore.

Stroke. 2015 Jan;46(1):16-22. doi: 10.1161/STROKEAHA.114.006704

nervo

Mentre la ricerca farmacologica correlata ha dominato la scienza di base sulla funzione e stimolazione dei nervi, gli effetti dell’impatto meccanico sulla funzione nervosa (meccano trasduzione) sta ricevendo crescente interesse. In effetti, un recente studio condotto dai ricercatori dell’Istituto di Scienze Biomediche (Taipei, Taiwan) e all’università Canergie Mellon (Pittsburgh, Pa) usava metodi in vitro per valutare effetti distensivi meccanici su strutture neuromuscoscheletriche. Questo studio si basa sull’effetto distensivo attivato tramite trasduzione meccanica sui potenziali di azione dei terminali nervosi.

I ricercatori producevano in coltura neuroni dei gangli della radice dorsale prelevati da un ceppo CD1 di topo su un subtrato elastomerico di polidimetilsilossano (PDMS). Le cellule erano seminate su uno strato PDMS sulla parte superiore di un vetrino e rivestito sia con fibronectina e polilisina, creando una matrice extracellulare (ECM). Registrazioni di aree di cellule intere dei neuroni dei gangli della radice dorsale furono attuate tramite pipette. La forza meccanica fu applicata al PDMS tramite una pipetta levigata a fiamma con un diametro alle estremità di approssimativamente 4 µm. 

La pipetta d’indentazione (determinazione della durezza di un materiale alla deformazione), posizionata 100µm lontano dal corpo della cellula principale del neurone registrato, imponeva uno spostamento sul PDMS, eludendo le cellule glia. Un micromanipolatore veniva usato per controllare l’indentazione.

Uno spostamento veniva applicato in incrementi di 10.43 µm fino ad una occorsa risposta del potenziale di azione  (AP) oppure lo spostamento raggiungeva un massimo di 125 µm. Quando un’indentazione produceva un AP, la stessa indentazione era applicata di nuovo per vedere se la distensione attivata del AP era ripetibile; essa era ripetibile virtualmente il 100% delle volte. Lo spostamento durava meno di un secondo, con un minimo di 30 secondi tra le indentazioni.

I potenziali di membrana in quiescenza erano notevolmente differenti nello stato di quiescenza comparato al PDMS indentato. I neuroni rivestiti con fibronectina esibivano soglie inferiori di APs attivato quando comparato a neuroni coltivati in rivestimento di poli-L-lisina. Gli autori indicavano questi risultati implicando che le interazioni di cellule ECM sono importanti nella meccano- trasduzione, avvalorando precedenti scoperte secondo cui la risposta della trasduzione meccanica è determinata dalla struttura cito scheletrica.

Per entrambe i tipi di cellula le risposte AP aumentavano significativamente quanto più vicina era l’indentazione al corpo della cellula (gamma, 30-100 µm.). I potenziali di azione erano bloccati da bloccanti di canale, in questo caso citocalasina-D e latrunculina-A, nocodazolo. Il Blocco era causato dalla depolimerizzazione del cito-scheletro, non dall’inibizione dei canali di ioni, dipendenti dal voltaggio. Nessuno degli agenti di modificazione del cito-scheletro alterava il potenziale della membrana quiescente dei neuroni. La magnitudine della risposta AP dipendevano dalla misura della cellula (27-33 µm), l’ammontare di distensione indotta (8%-35%), e la profondità di indentazione  (50-100 µm).

Gli autori concludevano che l’innesco neuronale di AP attraverso le terminazioni nervose è legato a specifiche deformazioni meccaniche e a interazioni ECM. Queste scoperte hanno implicazioni nel campo della medicina e della terapia manuale. Il potenziamento del flusso linfatico tramite tecniche di pompaggio linfatico fu ipotizzata per decadi prima di essere dimostrata in soggetti canini da Knott et al (J Am Osteopath Assoc.2005105447-456.). L’impatto del trattamento manipolativo (OMT) a livello cellulare è elucidato da studi come questo, che aiuteranno a rispondere a quesiti di ricerca sul tipo di cellule affette da OMT e se, cellule normali, danneggiate o malate reagiscono in modo diverso al OMT. 

Verosimilmente, ulteriori ricerche sono necessarie riguardo alla liberazione delle forze OMT e la direzione di forza in relazione alla cellula.

La ricerca sulla trasduzione meccanica potrebbe avere anche implicazioni per studi che investigano biomarcatori correlati al OTM – che includono l’endorfina-β (J Am Osteopath Assoc. 2007; 107: 387-400) e gli endocannabinoidi  (J Am Osteopath Assoc. 2005; 10:283-291) –  nei quali differenti tecniche OMT con caratteristiche biomeccaniche molto differenti potrebbero produrre effetti differenti. Se non altro, questo particolare articolo esemplifica il crescente interesse nella trasduzione meccanica. Questa prospettiva biomeccanica è coerente con l’ammonizione del fondatore della medicina osteopatica Andrew Taylor Still, DO, MD, di occuparsi della “anatomia, anatomia, anatomia” nella somministrazione di cure un’idea a lungo eclissata dalla dipendenza dagli agenti farmacologici-HHK.

Lin YW et al Plos One (serial online). 2009;4: e4293.

Martedì, 16 Dicembre 2014 19:55

Insufficienza attiva muscolare

Quando un muscolo tenta di contrarsi con le inserzioni molto ravvicinate, la forza prodotta è ridotta: è l’insufficienza attiva. Nel corpo sono molti i muscoli poliarticolari. Per produrre il movimento desiderato il rapporto lunghezza/tensione deve restare favorevole. Il corpo è disegnato in modo da soddisfare queste richieste. Un esempio di insufficienza attiva si ritrova nella presa. La massima forza della presa si ha con il polso leggermente esteso; se il polso viene progressivamente flesso la forza della presa si riduce. Questa ridotta forza della presa è il risultato dell’insufficienza attiva dei flessori lunghi delle dita e dell’insufficienza passiva degli estensori lunghi delle dita.

Martedì, 16 Dicembre 2014 19:43

Insufficienza passiva muscolare

I muscoli che passano su due o più articolazioni simultaneamente possono non consentire movimenti ulteriori indotti dall'agonista oltre un certo punto. Questo femomeno viene chiamato insufficienza passiva. Un esempio di insufficienza passiva si osserva negli ischiocrurali, che attraversano, l'anca e il ginocchio. Quando il ginocchio viene flesso, l'anca è in grado di flettersi di 125°. Quando invece il ginocchio è esteso, l'anca riesce a flettersi solo di 60-80°, a seconda della lunghezza del muscolo.

Domenica, 07 Dicembre 2014 11:31

Controllo I.N.C.A.S.

scoliosi

 

Il controllo INCAS, acronimo di “Impeachment Neuro-Muscolar Control At Structural”, ovvero “Blocco Neuro-Muscolare a Controllo Strutturale”, e una condizione che si instaura quando i movimenti non vengono attivati dalla funzione volontaria, ma bensì dalla condizione strutturale.

Possiamo notare come in tutti gli stadi strutturali di compensazione, alcuni muscoli si attivano al di là della volontà intrinseca della persona soggetta a problemi di dismetria con compenso sul rachide in maniera strutturale (rotazione metamerica), proprio perché la rotazione permanente instaura un processo di informazione afferente continua al sistema nervoso, il quale deve rispondere con un processo effettore di attivazione permanente di contrazione muscolare, che non risponde alla normale condizione fisiologica, e cioè che la funzione governa sulla struttura, in questo caso il controllo INCAS, prende il sopravvento e la struttura governerà la funzione.

L’attivazione neuro-muscolare volontaria non solo permette il movimento secondo schemi automatici fisiologici, in direzione, verso e intensità desiderata, ma permette attraverso l’attivazione massimale o sub massimale delle fibre muscolari, di dosare la quantità di forza e di  lavoro con conseguente risparmio energetico di una certa rilevanza, questo è il cosiddetto principio del reclutamento ordinato, in base al quale vengono classificate tutte le unità motorie di un dato muscolo.

Tutto questo non accade nei movimenti INCAS , dove invece le masse muscolari per una disfunzione adattativa di tipo strutturale, non controllano l’automatismo fisiologico del movimento, nella direzione, verso e intensità desiderato, anzi si evidenzia attraverso elettromiografia  un incremento di attivazione dei ponti acto-miosinici,  che aumenta non solo la quantità di lavoro in quel distretto interessato, ma interferisce anche sul dispendio energetico, sicuramente più elevato, con un squilibrio omeostatico del metabolismo energetico, ancor più interagisce sul metabolismo del calcio, in quanto l’arrivo dell’impulso elettrico induce il reticolo sarco-plasmatico  a rilasciare grandi quantità di ioni di Ca2+, i quali si legano alla troponina sui filamenti di actina, per dare l’avvio al processo di contrazione, immaginando che questo sistema sia a ciclo chiuso, si avrà un perdita di calcio non indifferente con conseguente patologie legate alla perdita di questo minerale.

Da ciò possiamo desumere che le condizioni delle leggi di Fryette rispondono solo ed esclusivamente a tipologia di movimento INCAS, solo in questo caso la correzione secondo tali leggi (flessione/estensione, side, rotazione), possono essere esatte.

Faccio notare che non è corretto eseguire manovre osteopatiche su una colonna con dismetria degli arti inferiori e compenso dorso-lombare, in quanto non sussiste la condizione, per cui ad una flessione laterale del tronco (side), nel piano frontale, in uno schema di flessione o estensione, obbligatoriamente induce una rotazione metamerica, anzi risulta da rilievi elettromiografici il netto contrario, visto che i metameri non compensano il side, con una rotazione, ma bensì con lo spostamento del nucleo polposo del disco intervertebrale dal lato di maggior pressione a quello di minor pressione, rendendo la flessione una compensazione e non una scoliosi altrimenti strutturale, infatti in questo caso si assiste al coinvolgimento dei movimenti INCAS, i quali determinerebbero uno spostamento dei processi spinosi e delle trasverse, la condizione per cui nelle scoliosi compensative esiste una protuberanza delle masse muscolari dal lato della convessità, non è per una rotazione delle vertebre, ma dovuto allo schiacciamento delle masse muscolari del rachide nel piano frontale in relazione alla flessione laterale con conseguente protuberanza in senso antero-posteriore o sagittale delle masse stesse.

Non dimentichiamoci che una scoliosi compensatoria da dismetria degli arti inferiori, è un alterazione funzionale della stazione eretta, infatti la deviazione si riduce interamente in posizione supina con il bacino ben equilibrato.

Inoltre esistono movimenti di scivolamento sui piani sagittali e frontale la cui gravità spiega la dislocazione in alcune scoliosi, altri movimenti inducono la rotazione automatica accompagnata dalla flessione laterale, questa rotazione è una delle componenti più importanti delle scoliosi strutturate (contollo INCAS), infatti mentre l’arco posteriore è mantenuto solidamente da muscoli e legamenti potenti, i corpi vertebrali, soprattutto nella regione dorsale, sono ricoperti quasi solo dalla pleura, nella regione lombare, essi sono protetti soltanto dallo psoas le cui fibre longitudinali offrono poca resistenza allo spostamento, questo è uno degli elementi importanti nella rotazione vertebrale che coinvolge le coste, nelle scoliosi gravi, dove la compressione del disco, il cui nucleo polposo si sposta dal lato della convessità che è più aperto, e la retrazione dei legamenti della concavità che si portano verso la corda dell’arco, accresce lo squilibrio, per compensare quest’ultimo, i muscoli della concavità diventano ipertrofici di conseguenza entrano in un circolo vizioso di afferenze come sopra descritto.

Se consideriamo una scoliosi poliomielitica (danno asimmetrico dei muscoli paravertebrali e del quadrato dei lombi), questa scoliosi dimostra la complessità dei vari processi:

  1. Evolvono severamente solo nei bambini; le stesse paralisi nell’età adulta non deformano le vertebre.
  2. Sono legate solamente in parte ai danni muscolari, il virus poliomielitico infatti colpisce i centri trofici midollari.
  3. Nel caso di paralisi unilaterale isolata il rachide, in un soggetto in piedi o seduto, si inclina dal lato della paralisi per essere pio sostenuto dai muscoli sani del lato opposto.
  4. L’evoluzione fibrotica di alcuni gruppi muscolari (quadrato dei lombi, medio gluteo), crea retrazioni irriducibili, infatti il soggetto nella ricerca di un equilibrio per la stazione eretta o seduta troverà con un controllo INCAS un compenso nell’obliquità del bacino.
  5. A lungo andare il controllo INCAS, prenderà il sopravvento e il soggetto non avrà più la possibilità di stare in stazione eretta senza apparecchiatura di sostegno.

La perdita di forza dei gruppi muscolari da origine a deformazione del rachide sempre più rilevanti con conseguente aggravamento delle lesioni iniziali.

Una volta che una curva viene stimolata e si stabilisce un carico asimmetrico continuo da controllo INCAS, le forze meccaniche imposte dal carico asimmetrico determinano una deformazione delle strutture della colonna vertebrale, tale deformità a sua volta crea un nuovo livello di carico asimmetrico fisso che porta a una progressione continua, quindi il circolo vizioso definisce un paradigma nel quale il carico vertebrale asimmetrico fisso è sia la causa che l’effetto, e spiega per quale motivo il pericolo di progressione è cosi alto nei periodi di crescita rapida, in quanto il controllo INCAS inibisce realmente la crescita all’interno degli elementi vertebrali interessati influisce sull’espressione dei geni responsabili della struttura e della funzione dei piatti di crescita del rachide, questi cambiamenti a loro volta , stimolano lo sviluppo e la progressione della scoliosi a meno che un azione compensatoria non controbilanci gli effetti biomeccanici del controllo INCAS.

Non dimentichiamoci che le rotazioni che avvengono sull’asse longitudinale delle vertebre sono generate dal movimento, e che tutti i nostri movimenti sono dei movimenti circolari, che avvengono attraverso gli assi e i piani e dunque trasdotti in movimenti lineari, questo ci fa capire che le rotazione avvengono quasi sempre attraverso gli schemi incrociati dei movimenti dinamici; Visto che la maggior parte delle correzioni osteopatiche avvengono in posizione di scarico, ovvero da supino, prono, decubito laterale ecc., e che generalmente vanno ad interessare 2 assi di movimento in quanto il terzo asse viene inibito dalla posizione assunta sul lettino che risulta essere di tipo statico, tanto basta a far riflettere che le posizioni lumbar-roll( è una posizione in cui il paziente viene adagiato sul lettino prima di effettuare qualsiasi manovra sull’ileo, sul sacro o sul segmento lombare, la posizione stessa determina una contro rotazione tra arti inferiori e quelli superiori), determinano una condizione di rotazione indotta dall’osteopata, per cui se di base non esiste una condizione patologica strutturale, un trattamento osteopatico manipolativo, diventa controindicato nei casi di scoliosi compensatoria da dismetria degli arti inferiori.

ELETTROMIOGRAFIA DI UN PAZIENTE NON SOGGETTO A CONTROLLO INCAS

emg incas

 

Tratto da: Eterometria degli arti inferiori e conseguenze adattative sul rachide

Dispensa di Ricerca Osteomedicina 2011 del Prof. Cirillo D.O. Miriani 

Lunedì, 17 Novembre 2014 10:31

Il mito dello sperone calcaneare

Lo sperone osseo sulla parte inferiore del tallone non è la fonte del dolore della fascite plantare.

Piuttosto, il dolore è causato dall'infiammazione e da microlesioni della fascia plantare. Lo sperone è in realtà l'origine dei flessori brevi delle dita. Nonostante ciò, questa definizione non corretta persiste tra il pubblico profano e in letteratura.

Tuttavia la formazione dello sperone è in relazione al progredire dell'età: la perdita sintomatica dell'elasticità della fascia plantare con l'inizio della mezza età fa pensare che ci si aspetti che questo sottinsieme di pazienti mostri un aumento dell'incidenza di speroni rilevabili dalla radiografia.

Molti studi riferiscono che il 10-70% dei pazienti con fascite plantare ha associato uno sperone calcaneare ipsilaterale, ma la maggior parte di questi pazienti ha anche uno sperone nel piede controlaterale totalmente asintomatico.

 

dissezione

 

Questa affermazione scientifica in rassegna con le attuali prove sulle diagnosi fatte e la gestione delle dissezioni dell'arteria cervicale (CD) hanno rilevato una associazione statistica con la terapia manipolativa cervicale (CMT). La dichiarazione è stata enunciata da un gruppo di studiosi nominati dall’American Heart Association Stroke comitato di sorveglianza e di vigilanza della stessa American Heart Association. Anche se gli autori hanno notato che la manovra biomeccanica correttiva non è sufficiente a stabilire l'affermazione che la CMT provoca la CD, hanno sottolineato però che i rapporti clinici e statistici suggeriscono che le forze meccaniche applicate al collo  hanno un ruolo di evidenza in un numero considerevole di CD e che la maggior parte degli studi di controllo sulla popolazione hanno trovato un'associazione tra CMT e ictus dovuto a dissezione dell'arteria vertebrale in giovani pazienti. Gli autori consigliano ai medici di prendere in seria considerazione la possibilità di CD e di informare i pazienti della associazione statistica tra CD e CMT prima di manipolare la colonna vertebrale cervicale.

José Biller, Ralph L. Sacco, Felipe C. Albuquerque, Bart M. Demaerschalk, Pierre Fayad, Preston H. Long, Lori D. Noorollah, Peter D. Panagos, Wouter I. Schievink, Neil E. Schwartz, Ashfaq Shuaib, David E. Thaler and David L. Tirschwell on behalf of the American Heart Association Stroke Council Stroke. Published online August 7, 2014;

Leggi:  http://stroke.ahajournals.org/content/early/2014/08/07/STR.0000000000000016.full.pdf+html

 

 

Lunedì, 17 Novembre 2014 08:53

La motivazione per uno studente di osteopatia

studente

La figura centrale di ogni esperienza di apprendimento è lo studente (chi apprende), e allo scopo di creare le esperienze di apprendimento più opportune, si deve essere consapevoli di alcune sue caratteristiche importanti. 

Queste caratteristiche includono la sua motivazione, le sue capacità, le sue esperienze pregresse, e lo stadio attuale del suo apprendimento. 

Chiunque abbia insegnato qualche cosa a un'altra persona testimonierà che l'ingrediente chiave dell'apprendimento è la motivazione di chi apprende. Coloro che sono altamente motivati dedicano un maggiore impegno allo svolgimento del compito, sono più coscienziose nel corso delle sessioni di apprendimento, e mostrano una maggiore volontà di studiare per periodi di tempo più lunghi. Coloro che non sono motivati non si applicano o, al massimo, tentano senza grande impegno. 

Il contesto generale dell’apprendimento dell’osteopatia è orientato verso il successo. Quindi, è ragionevole presumere che la motivazione di molti studenti sia correlata alla loro percezione del proprio successo nell'ottenimento del loro fine (cioè, la motivazione al successo), di conseguenza essere in grado una volta terminato il corso di studi di essere in grado di curare i pazienti che gli si presentano d’avanti. 

Le persone possono giudicare il loro successo in due modi: relativamente ai miglioramenti della loro prestazione nell'esecuzione del compito stesso (cioè, giudizi riferiti al compito) o relativamente ai miglioramenti della loro prestazione rispetto agli altri (cioè, giudizi riferiti a norme). Gli studenti continueranno a essere motivati fino a quando si reputeranno competenti o capiranno di aver successo. 

Le persone sono altamente motivate quando vedono che l'attività di apprendimento ha una rilevanza nella loro vita.  È un piacere sia per gli studenti che per gli insegnanti quando i loro allievi entrano in classe con la voglia di migliorare le loro abilità di esprimere le loro perplessità, senza la paura di essere ripresi per aver detto qualcosa di sbagliato. 

Sfortunatamente, vi sono anche situazioni di apprendimento nelle quali gli studenti non sono così entusiasti, per certe materie rispetto ad altre, sicuramente l’insegnante in tutto questo fa la sua parte, possiamo affermare che ci sono docenti che hanno un modo particolare per motivare gli allievi rispetto ad altri colleghi, su questo non possiamo discorrere ogni persona è differente da un’altra. Alcune volte alcuni studenti  sono così scoraggiati della materia osteopatica che hanno difficoltà a trovare l'energia necessaria per affrontare argomenti di una certa complessità. 

Per aumentare la loro motivazione, gli insegnanti  devono trovare modi creativi per facilitare una connessione con l'allievo e magari invece di perdersi in lezioni puramente accademiche (questo non vuole dire che non bisogna farle), il confronto su tematiche di tipo pratico coinvolgendo casi reali magari dettati dagli stessi studenti e insieme discutere la migliore terapia da proporre al paziente può essere un modo migliore per spiegare concetti difficili. 

Un modo efficace per aumentare la motivazione dello studente è di coinvolgerlo nel processo di definizione dello scopo. Le chiavi della motivazione sono la rilevanza personale e un processo finalizzato. Quando agli studenti viene data l'opportunità di selezionare i loro obiettivi, e poi sono incoraggiati a valutare i successi ottenuti, si troveranno sempre nella condizione di vedersi come esecutori esperti. E finché sentono di aver successo nell'ottenimento dei loro obiettivi, continuano a essere altamente motivati ad apprendere. 

Mercoledì, 29 Ottobre 2014 11:36

Ipotrofia del quadricipite

Il versamento in un ginocchio provoca ipotrofia riflessa del quadricipite.

La circonferenza va misurata comparativamente nelle 2 ginocchia appena sopra il margine superiore della rotula e a 5 e 10 cm da questo.

Il vasto mediale è la prima componente che si atrofizza, e può, essere evidenziato dalla contrazione isometrica del quadricipite.