Nelle valutazioni funzionali osteopatiche , dobbiamo stare attenti a quei pazienti che molte volte simulano una radicolopatia (specialmente se in giovane età), che ci porta ad un errata diagnosi e di conseguenza ad eseguire un pool di normalizzazioni che non risolvono il problema, creando cosi nel paziente la sfiducia nel trattamento osteopatico, sono sempre piú convinto che un test è poco ma due sono già troppi, un test è rilevante e importante se eseguito con la massima diligenza e attenzione, ma purtroppo gli stessi non sono esenti da errori ed è per questo che a volte rileviamo dei falsi positivi, affidarsi ad una analisi biomecccanica che non sia solo articolare, ma anche muscolare, rende una valutazione funzionale più completa e affidabile, molti sono i pazienti che si presentano con i classici sintomi di una sciatalgia, in questo caso bisogna essere cauti a non dare subito una sentenza, specialmente in assenza di esami radiologici, infatti un paziente che si presenta con dolore nella zona lombare, nella coscia, nel ginocchio, nella gamba, nel dorso del piede, per di più nelle utime due dita del piede, con o senza intorpidimento o formicolio, risulta semplice eseguire alcuni test, che per altro risultano positivi per dire che il soggetto è affetto da una sciatalgia mialgica (sindrome del piriforme) o una radicolopatia, fatto stà che dopo aver eseguito le normalizzazioni del caso il paziente continua a lamentarsi per lo stesso identico problema, e allora?
Certamente il caso impone o che gettiate la spugna e lo spedite da una altra figura professionale, o rimboccarsi le maniche e inziare una analisi più approfondita di quella fatta nella prima valutazione, non sò gli altri colleghi osteopati, ma io sono sempre stato convinto e lo stesso ho sempre detto ai miei studenti, che la riuscita di un buon trattamento e di non trattare subito un paziente che per la prima volta si reca in studio, ma dedicarsi con rigore nel corso della prima visita sulla valutazione funzionale evitando qualsiasi trattamento, affinche non si è certi di aver trovato dove si nasconde la lesione primaria (per quanti ancora hanno voglia di chiamarla così), dopodiche rimandare il paziente al prossimo appuntamento terapeutico, iniziare a studiare il caso e programmare tutte le normalizzazioni da adottare, nelle settimane a venire.
Un falso positivo sciatalgico, presenta gli stessi sintomi di una vera condizione patologica in quanto il soggetto durante la marcia sposta il carico dalla testa del primo metatarsale che dovrebbe sopportare circa la metà del peso corporeo, dico dovrebbe, in quanto talune ricerche non sono perfettamente in linea con questa tesi, molto spesso capita che il secondo metatarsale si accolla il carico del primo metatarsale, in questo caso il piede bilanciandosi sul secondo metatarsale tende ad oscillare come se sotto di esso ci sia una matita tonda, quindi per compensare questo problema la maggioranza delle persone se non tutti, modifica la propria andatura, cosi la parte laterale del tacco e lato mediale della suola delle scarpe si consumano eccessivamente(ecco la prima valutazione da eseguire su un paziente che si presenta in posizione antalgica da sciatalgia), solitamente il piede e livemente ruotato verso l'esterno durante l'appoggio sul tallone e durante la fase di pieno appoggio, la caviglia ruota all'interno (si prona) evertendo il piede a livello del malleolo durante e dopo la fase di appoggio, mentre il ginocchio si porta anch'esso all'interno, verso l'altro ginocchio, la coscia ruota internamente, questo tipo di cammino attiva una contrazione del medio gluteo, che proietta il dolore alla zona lombare, il piede che nel frattempo bascula, mette in strain il muscolo lungo peroniero, che crea un dolore riferito alla caviglia, le bandelette contratte tendono ad intrappolare il nervo peroniero contro il perone immediatamente sotto la sua testa, producendo intorpidimento e formicolio nel dorso del piede e molto spesso debolezza motoria, con piede cadente(tipico della sindrome di Morton).
L'estensione della catena cinetica delle contratture di compenso attivano il piccolo gluteo, che fa ruotare esternamente la coscia a livello dell'anca, causando un dolore riferito nella coscia e nel polpaccio, fino a caricare il vasto mediale che a sua volta crea un dolore mediale al ginocchio, da non confondere con il dolore dei muscoli della zampa d'oca, da non confondere con il dolore riferito di un riverbero radicolare di L3 che si irradia al sartorio e conseguentemente da non confondere ancora con un aneurisma dell'aorta femorale, dove il sartorio stesso ne è il muscolo satellite.
Questi sintomi messi insieme simulano una radicolopatia, che in realta non esite in quanto il tutto è provocato in questo caso, da una disfunzione del primo metatarsale, nel caso in cui non siamo ancora convinti dell'analisi fatta, possiamo richiedere al medico ortopedico una rx dorso-plantare in carico, che delinea chiaramente le ossa del piede, la flessione del primo e del secondo dito del piede a livello dell'articolazione metatarso falangea permette un paragone visivo delle posizioni relative di ogni testa metatarsale.
Molto spesso la causa di questo squilibrio può essere provocato anche da uno spostamento posteriore dell'osso sesamoide prossimale alla testa del primo metatarsale, anche se le ricerche non evidenziano questa condizione, ma essendo noi degli osteopati prendiamo in esame tutto ciò che è possibile.
Per concludere vi sono configurazioni del piede di tipo strutturale o fisiologico disfunzionale del primo metatarsale che introduce una distorsione posturale che richiede un ulteriore sforzo muscolare che i meccanismi fisiologici di compensazione non riescono a stabilizzare, di conseguenza si crea una lesione primaria lontanissima dai dolori proiettati, per cui una serie di lesioni secondarie (che possono essere più di una, in contro-meccanica si evince proprio la teoria che la lesione secondaria in realtà è solamente un modo per identificare i diversi comparti non compensati di una lesione primaria), che si instaurano lungo il decorso della catena cinetica interessata.
Infine le normalizzazioni possono essere quelle tradizionali sicuramente funzionali ma limitate o intervenire in contro-meccanica in maniera differente sia come test che come trattamento normalizzante.