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Mercoledì, 16 Luglio 2014 09:05

Dare sempre il meglio agli studenti di osteopatia

Scritto da 

studenti

Come studente in osteopatia avevo un intenso desiderio di sviluppare le mie capacità di diagnosi e trattamento, spesso mi chiedevo perché stavo lavorando così duramente per imparare a sentire ciò che stava accadendo nel corpo di qualcun altro, quando il mio corpo era per molti versi molto più accessibile. Mi sono trovato così ad essere "Paziente e Medico” sul tavolo osteopatico e applicare quei principi e pratica che apprendevo in classe, ma percependo il mio meccanismo funzionale, la mia anatomia, la mia fisiologia. 

Come Osteopati, siamo preparati ad essere attenti all’anatomia e la fisiologia di altre persone, ma la nostra?

Molti osteopati non sanno ascoltare i messaggi profondi trasmessi dalla saggezza del proprio processo biologico, e di utilizzare questo riferimento per curare gli altri, con questo non voglio dire che un medico deve ammalarsi per curare gli altri, ma percepire i propri processi biologici funzionali, sicuramente sarà più facile poi percepire quelli patologici sui pazienti. 

Una volta ho imparato a riconoscere un fenomeno fisiologico su me stesso, e mi sono accorto che era molto più facile che percepirlo in qualcun altro.

Mi sono reso conto che studiare l'anatomia e la fisiologia, da un  libro o ascoltando una conferenza risulta molto difficile, a questo punto  per   approfondire le mie conoscenze, ho preso come modello anatomico il massimo riferimento possibile, il mio stesso corpo, piuttosto che ottenere informazioni da modelli anatomici di plastica che non ti danno la possibilità di sentire il vero movimento di un muscolo o di un viscere.

Insieme con la sviluppo del mio campo percettivo e la consapevolezza di aver imparato i punti di repere su me stesso, ho capito che ciò può essere  applicato anche ai pazienti  in modo da velocizzare il processo di guarigione. Negli anni con l'esperienza maturata, ho trovato  il modo per insegnare questo ai miei pazienti, dando loro quelle direttive per  prendersi cura di se stessi senza essere sempre dipendente da qualcuno altro per il trattamento dei loro malanni, nei limiti delle loro possiblità.

Naturalmente, mi sono chiesto perché il nostro processo educativo di base stato così "esternamente" orientato verso la diagnosi a trattare gli altri, quando sappiamo che il dottor Sutherland  ha iniziato la sua indagine osteopatica come un'esplorazione interiore della propria fisiologia funzionale, e allora perché non cominciano tutti con questo orientamento?

Cosi ho suggerito il mio personale metodo di insegnamento agli studenti facendo loro percepire i principi di osteopatia sul proprio corpocercando un modo per riprodurre o sostenere esperienze osteopatiche al di fuori del consueto contesto clinico, esplorando quei metodi per aumentare la consapevolezza e la cura di sé e di trasmettere tutto ciò ai pazienti per potersi curare da soli, almeno da quei piccoli disturbi, e proposi all’osteopata solo quando determinati meccanismi fisiologici non gli consentono un proprio controllo intrinseco e di conseguenza possono sfociare in potenziali patologie. 

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